lafaina ha scritto:Allora mo ve racconte chesta.
Derby a san benedetto, al ballarin (io non c’ero).
Forse fu il 1969 (molto forse…), ma non è importante. Cmq carletto mazzone allenatore.
La partita, sempre a colpi di sciabola e mai di fioretto (in campo i vari pagani soprattutto pagani, pierbattista ecc… le davano di santa ragione. Al ballarin, specie dopo il derby del 65 quello di strulli, era sempre e solo una battaglia in campo e sugli spalti.) correva verso la metà del secondo tempo.
A quei tempi si poteva fare una sola sostituzione ed avevi un solo giocatore a disposizione che portava sempre il numero 13 (il tredicesimo, appunto).
Il nostro 13 era un ragazzo mancino, dalla classe davvero notevole che faceva da contraltare ad una testa praticamente nulla: antonio natalini (pupillo, tra l’altro, di mazzone).
(Antonio Tony Natalini lo vedo quasi tutti i giorni, oggi ha sessantacinque anni, vive abbastanza di stenti per via sempre della testa matta. Attualmente è senza lavoro o lavora qual cosina così, e aspetta di andare in pensione fra oltre un anno.
Dall’ascoli passò al ravenna – rozzi lo cedette per disperazione – e lì ebbe, in serie C (ed in serie C lui era considerato un fuori categoria) la sua notorietà. Soprattutto famoso perché al presidente del ravenna ogni settimana chiedeva i soldi, o in anticipo o per regalo, da andare a sperdersi sulla riviera romagnola. Belle macchine e belle femmine. Lui assolutamente perso dietro ogni sottana, aveva sempre sperperato quello che ancora doveva guadagnare. Un buono ma un matto di catena. Insomma, praticamente era il george best della serie C italiana, anzi della riviera romagnola)
Torniamo la derby, diciamo al ventesimo della ripresa.
Mazzone, un pochetto preoccupato e teso dalla partita, lo chiama e gli dice di scaldarsi.
Ora, a quei tempi, quando ti scaldavi al ballarin lo facevi nei pressi ella tua panchina.
La gente ti stava manco a mezzo metro.
Tony faceva gli esercizi di riscaldamento ed i tifosi inveivano cattivi (sapevano, tra l’altro che lui era ascolano doc, anche se originario di acquasanta): “Asculà! Nen ‘ntrà pegniente che te spaccheme li amme!” “Asculà pecora, me simbre nu crastò che si amme!” “Asculà ogge nnarriesce sane”
Uno di quelli, in un attimo che si girò verso loro, lo guardò e gli fece il segno di tagliargli la gola ehehehehehh e gli disse: “Te scosse come nagnellitte!”
Antonio che in quel periodo assaggiava la prima squadra per le prime volte, tornò, faccia preoccupata anzi impietrita, verso la panchina e disse a Mazzone.
“Mister, je sentite quell che me dice. Ma chiste è matte”
(ma aveva pauram gliela si leggeva in faccia)
Mazzone lo guardò e gli fece:
“Ah tony, remettiti a sede va, che è mejo!”
(verissima è, a tony la faccio raccontare spesso e ogni volta sono risate da matti)