ISOLA di CUBADAK
Inviato: venerdì 26 febbraio 2010, 14:37
Finalmente l’isola di Cubadak (si pronuncia Ciubada’). E’ stata sempre una destinazione al top delle nostre preferenze ma sempre rinviata nel tempo.
Il Viaggio è interminabile e per certi versi anche sofferente (forse ancora più affascinante per questo): bisogna saperlo!!
Traversata ROMA-KUALA LUMPUR (Malesia) International Airport. Pratiche doganali e ritiro bagagli. 45 minuti di BUS (o Taxi) per raggiungere l’aereoporto LCCT di KUALA LUMPUR (esattamente nei pressi di Sepang, località che ospita il famoso circuito di F1), 6 ore di attesa e check-in per il volo KUALA LUMPUR-PADANG (Indonesia) della durata di 1 ora circa. Pratiche doganali (lunghe) a cui seguono circa 70 Km. di strada (si fa per dire) inoltrata nella foresta pluviale percorribile in circa 2 ore e mezza. L’ultima tappa è rappresentata da un tragitto di 30 minuti di BARCA privata che conduce direttamente sull’Isola di Cubadak.
Conti alla mano, circa 26/27 ore di VIAGGIO a cui bisogna aggiungere il tragitto per arrivare da casa all’aereoporto di Fiumicino.
Il ritorno è un po’ più lungo! Bisogna, infatti, aggiungere 12 ore di attesa all’aereoporto di KUALA-LUMPUR che noi abbiamo sfruttato per fare un Tour in città.
………..arriviamo in Indonesia all’aereoporto di PADANG oramai nel pomeriggio inoltrato. Un Taxi ci conduce lungo la caotica città, martoriata nel settembre scorso dal terribile terremoto di Sumatra…….percorriamo una città di macerie viventi, il Taxi si destreggia tra bambini, autocarri e motorini……..così un brivido di leggero terrore ci lascia senza respiro e il caldo afoso equatoriale non aiuta!
Dopo oltre 2 ore di viaggio tra le strade tortuose che tagliano la foresta pluviale, il Taxi ci conduce presso un piccolo villaggio di pescatori. E’ buio, ma i tetti di foglia essiccata di palma di cocco disegnano ombre sul cielo stellato, sottratto alla sua grandezza da infiniti archi di cerchio, segnati da altissime palme equatoriali.
Una barca di fortuna taglia la laguna e ci conduce sul piccolo pontile in legno dell’isola di Cubadak. Ad attenderci c’è tutto lo staff del Paradiso-Village che dopo una calda presentazione ci conduce direttamente sotto un grande riparo caratteristico: sarà il nostro ristorante, un meraviglioso spazio costruito, con legno e materiali locali, in mezzo alla foresta che scende selvaggia sulla laguna. Ci attendono 3 tipologie di aragoste fumanti che ci spiegano essere state pescate al tramonto e un delizioso primo piatto alla Indonesiana a base di riso cucinato con salsa di soia dolce, spinaci d’acqua e calamari accompagnato dalla salsa sambal, un piccante dal gusto dolciastro che diventerà il nostro insostituibile compagno di viaggio.
Siamo condotti al bungalow dei delfini, una delle 10 capanne in legno dell’isola, costruita in modo spartano ma piacevole e immersa nella foresta laddove essa si incontra con la laguna. Siamo completamente immersi nella natura e accompagnati da una serie infinita di suoni che si alternano e si mischiano…………cinghiali, scimmie, cicale notturne, uccelli, insetti. Prendiamo sistemazione al piano rialzato che ospita il nostro matrimoniale sotto il tetto di paglia……..ci infiliamo sotto la tenda di tela che fa da involucro al letto e siamo al riparo dagli insetti: siamo giunti a destinazione!
Ci svegliamo con occhi curiosi visto che in notturna avevamo colto solo sensazioni e rumori, intravisto ombre e cocchi a toccare le stelle. La laguna che si apre alla nostra vista è cinematograficamente selvaggia, silenziosa. Una panoramica da CAST-AWAY che ci avvisa che siamo fuori dal mondo. Il sole è nascosto dietro foltissimi nuvoloni equatoriali che spruzzano acqua qua e là. Pochi minuti e il cielo si ricolora ma è praticamente impossibile guardare il sole: è forte, quasi cattivo e ci ricorda che non siamo in zona equatoriale, siamo sull’equatore.
Ci armiamo di canoa, una strana barca locale con dei bracci laterali che ne rinforzano l’equilibrio in acqua. Intorno a noi un trecentosessantagradi di foresta pluviale che sembra scendere sull’oceano e siamo alla ricerca della nostra, delle nostre piccole spiaggie isolate. L’unico punto di riferimento sono le altissime palme da cocco che da lontano ci indirizzano verso spazi di sabbia cristallina. L’acqua si colora di celeste e ruba il posto al verde smeraldo riflesso dalla vegetazione. Sbarchiamo a riva e sistemiamo un ombrellone di fortuna realizzato con una palo di bambù, rami di palma da cocco secchi e siamo in compagnia del rumore della foresta e del tonfo sempre meno sporadico di cocchi che cadono a terra.
A cena siamo sempre con il resto degli ospiti dell’ isola. Siamo in 10 con accento abbastanza internazionale e ci fa compagnia il proprietario del Resort, un 66enne Torinese che 18 anni fa ha lasciato l’Italia per stabilirsi in questa isola remota. L’atmosfera è molto molto familiare e rotti gli indugi dei primi 2 giorni si presenta anche molto amichevole. Sono i momenti delle prelibatezze che seguono il classico aperitivo servito sul pontile circondato da una varietà incredibile di pesci. Si va dall’aragosta al gustosissimo Red Snapper accompagnato da salse a base di curcuma, dalla zuppa di mare a base di gamberi ai fenomenali calamari saltati con olio di palma, latte di cocco e lemongrass. Una menzione particolare va fatta a degli involtini a base di gambero e salsa agrodolce all’ananas, a delle gustosissime carote fritte e al piatto indonesiano a base di spaghetti di soia, olio di soia dolce, spinaci d’acqua, scalogno e calamari e una serie infinita e sempre diversa di dessert (indimenticabile il gelato alla cannella).
Dopo momenti di relax allo stato puto, immersi nel suono della natura e nel fruscio della sabbia trasporata da fragili onde, facciamo tappa presso un’isolotto a nord dell’isola di Cubadak, laddove la laguna si apre sull’oceano indiano. Incontriamo, durante il tragitto in barca, alcune Aquile pescatrici posizionate su grandi alberi e pronte a sferrare l’attacco. Sbarchiamo su di un’unghia di terra che contiene una piccolissima baia indicata come uno dei punti migliori per fare snorkeling ed immersione. Il sole fa capolino e la nostra pelle è in netta difficoltà……………..forse è il momento della nostra esistenza in cui siamo più vicini al sole e decisamente la nostra crema a protezione 15 è alquanto inutile: decidiamo di lasciarci addosso le T-Shirts.
La piccola baia e il momento sono sicuramente incantevoli. L’acqua del mare dalle mille tonalità di Blu ci chiama ed è impossibile resistere. Il momento è talmente magico che urge un gesto fotografico per catturare fotogrammi colorati accecanti che rimarranno nella memoria. L’acqua, rigorosamente sui 30° centigradi in tutte le ore del giorno, è particolarmente invitante e un mondo coloratissimo è sotto di noi.
Conveniamo sul fatto di esserci scelti una vacanza assolutamente singolare, dove è praticamente impossibile pensare o concentrare la propria attenzione sulla propria esistenza: tutto scorre nel silenzio rumoroso della giungla e nel fenomenale scorcio a 360° sulla laguna. Niente TV, nessuno spazio alternativo, ma solo comodi capanni protetti dalla foresta e baciati dal mare.
Esperienza unica capace per la prima volta di condurci nei meandri più affascinanti del concetto dell’ estraniarsi!
Il Viaggio è interminabile e per certi versi anche sofferente (forse ancora più affascinante per questo): bisogna saperlo!!
Traversata ROMA-KUALA LUMPUR (Malesia) International Airport. Pratiche doganali e ritiro bagagli. 45 minuti di BUS (o Taxi) per raggiungere l’aereoporto LCCT di KUALA LUMPUR (esattamente nei pressi di Sepang, località che ospita il famoso circuito di F1), 6 ore di attesa e check-in per il volo KUALA LUMPUR-PADANG (Indonesia) della durata di 1 ora circa. Pratiche doganali (lunghe) a cui seguono circa 70 Km. di strada (si fa per dire) inoltrata nella foresta pluviale percorribile in circa 2 ore e mezza. L’ultima tappa è rappresentata da un tragitto di 30 minuti di BARCA privata che conduce direttamente sull’Isola di Cubadak.
Conti alla mano, circa 26/27 ore di VIAGGIO a cui bisogna aggiungere il tragitto per arrivare da casa all’aereoporto di Fiumicino.
Il ritorno è un po’ più lungo! Bisogna, infatti, aggiungere 12 ore di attesa all’aereoporto di KUALA-LUMPUR che noi abbiamo sfruttato per fare un Tour in città.
………..arriviamo in Indonesia all’aereoporto di PADANG oramai nel pomeriggio inoltrato. Un Taxi ci conduce lungo la caotica città, martoriata nel settembre scorso dal terribile terremoto di Sumatra…….percorriamo una città di macerie viventi, il Taxi si destreggia tra bambini, autocarri e motorini……..così un brivido di leggero terrore ci lascia senza respiro e il caldo afoso equatoriale non aiuta!
Dopo oltre 2 ore di viaggio tra le strade tortuose che tagliano la foresta pluviale, il Taxi ci conduce presso un piccolo villaggio di pescatori. E’ buio, ma i tetti di foglia essiccata di palma di cocco disegnano ombre sul cielo stellato, sottratto alla sua grandezza da infiniti archi di cerchio, segnati da altissime palme equatoriali.
Una barca di fortuna taglia la laguna e ci conduce sul piccolo pontile in legno dell’isola di Cubadak. Ad attenderci c’è tutto lo staff del Paradiso-Village che dopo una calda presentazione ci conduce direttamente sotto un grande riparo caratteristico: sarà il nostro ristorante, un meraviglioso spazio costruito, con legno e materiali locali, in mezzo alla foresta che scende selvaggia sulla laguna. Ci attendono 3 tipologie di aragoste fumanti che ci spiegano essere state pescate al tramonto e un delizioso primo piatto alla Indonesiana a base di riso cucinato con salsa di soia dolce, spinaci d’acqua e calamari accompagnato dalla salsa sambal, un piccante dal gusto dolciastro che diventerà il nostro insostituibile compagno di viaggio.
Siamo condotti al bungalow dei delfini, una delle 10 capanne in legno dell’isola, costruita in modo spartano ma piacevole e immersa nella foresta laddove essa si incontra con la laguna. Siamo completamente immersi nella natura e accompagnati da una serie infinita di suoni che si alternano e si mischiano…………cinghiali, scimmie, cicale notturne, uccelli, insetti. Prendiamo sistemazione al piano rialzato che ospita il nostro matrimoniale sotto il tetto di paglia……..ci infiliamo sotto la tenda di tela che fa da involucro al letto e siamo al riparo dagli insetti: siamo giunti a destinazione!
Ci svegliamo con occhi curiosi visto che in notturna avevamo colto solo sensazioni e rumori, intravisto ombre e cocchi a toccare le stelle. La laguna che si apre alla nostra vista è cinematograficamente selvaggia, silenziosa. Una panoramica da CAST-AWAY che ci avvisa che siamo fuori dal mondo. Il sole è nascosto dietro foltissimi nuvoloni equatoriali che spruzzano acqua qua e là. Pochi minuti e il cielo si ricolora ma è praticamente impossibile guardare il sole: è forte, quasi cattivo e ci ricorda che non siamo in zona equatoriale, siamo sull’equatore.
Ci armiamo di canoa, una strana barca locale con dei bracci laterali che ne rinforzano l’equilibrio in acqua. Intorno a noi un trecentosessantagradi di foresta pluviale che sembra scendere sull’oceano e siamo alla ricerca della nostra, delle nostre piccole spiaggie isolate. L’unico punto di riferimento sono le altissime palme da cocco che da lontano ci indirizzano verso spazi di sabbia cristallina. L’acqua si colora di celeste e ruba il posto al verde smeraldo riflesso dalla vegetazione. Sbarchiamo a riva e sistemiamo un ombrellone di fortuna realizzato con una palo di bambù, rami di palma da cocco secchi e siamo in compagnia del rumore della foresta e del tonfo sempre meno sporadico di cocchi che cadono a terra.
A cena siamo sempre con il resto degli ospiti dell’ isola. Siamo in 10 con accento abbastanza internazionale e ci fa compagnia il proprietario del Resort, un 66enne Torinese che 18 anni fa ha lasciato l’Italia per stabilirsi in questa isola remota. L’atmosfera è molto molto familiare e rotti gli indugi dei primi 2 giorni si presenta anche molto amichevole. Sono i momenti delle prelibatezze che seguono il classico aperitivo servito sul pontile circondato da una varietà incredibile di pesci. Si va dall’aragosta al gustosissimo Red Snapper accompagnato da salse a base di curcuma, dalla zuppa di mare a base di gamberi ai fenomenali calamari saltati con olio di palma, latte di cocco e lemongrass. Una menzione particolare va fatta a degli involtini a base di gambero e salsa agrodolce all’ananas, a delle gustosissime carote fritte e al piatto indonesiano a base di spaghetti di soia, olio di soia dolce, spinaci d’acqua, scalogno e calamari e una serie infinita e sempre diversa di dessert (indimenticabile il gelato alla cannella).
Dopo momenti di relax allo stato puto, immersi nel suono della natura e nel fruscio della sabbia trasporata da fragili onde, facciamo tappa presso un’isolotto a nord dell’isola di Cubadak, laddove la laguna si apre sull’oceano indiano. Incontriamo, durante il tragitto in barca, alcune Aquile pescatrici posizionate su grandi alberi e pronte a sferrare l’attacco. Sbarchiamo su di un’unghia di terra che contiene una piccolissima baia indicata come uno dei punti migliori per fare snorkeling ed immersione. Il sole fa capolino e la nostra pelle è in netta difficoltà……………..forse è il momento della nostra esistenza in cui siamo più vicini al sole e decisamente la nostra crema a protezione 15 è alquanto inutile: decidiamo di lasciarci addosso le T-Shirts.
La piccola baia e il momento sono sicuramente incantevoli. L’acqua del mare dalle mille tonalità di Blu ci chiama ed è impossibile resistere. Il momento è talmente magico che urge un gesto fotografico per catturare fotogrammi colorati accecanti che rimarranno nella memoria. L’acqua, rigorosamente sui 30° centigradi in tutte le ore del giorno, è particolarmente invitante e un mondo coloratissimo è sotto di noi.
Conveniamo sul fatto di esserci scelti una vacanza assolutamente singolare, dove è praticamente impossibile pensare o concentrare la propria attenzione sulla propria esistenza: tutto scorre nel silenzio rumoroso della giungla e nel fenomenale scorcio a 360° sulla laguna. Niente TV, nessuno spazio alternativo, ma solo comodi capanni protetti dalla foresta e baciati dal mare.
Esperienza unica capace per la prima volta di condurci nei meandri più affascinanti del concetto dell’ estraniarsi!