Grazie Tozzitozzi ha scritto:Parto dalla fine: fuori dalla chiesa la bara di mister Mimmo Renna, sopra la quale al termine della funzione avevo appoggiato, con rispettoso pudore, la mia sciarpa bianconera, accanto a quelle giallorosse già presenti con le maglie di Lecce e Ascoli, è stata introdotta nell’auto che la condurrà al cimitero di Lecce. C’è una folla commossa che applaude, in mezzo alla quale saluto un mio collega di Lecce che non immaginavo di incontrare lì. Amico di famiglia, mi spiega, e vedendomi con gli occhi rossi, mi dice che non sapeva, a sua volta, che conoscessi mister Renna. No, di persona non lo conoscevo. Pensare che tante volte altri amici comuni (parimenti presenti) mi avevano proposto di farmelo incontrare, uno di essi mi aveva dato il numero dicendomi di chiamarlo, glielo aveva preannunciato e gli faceva piacere, ma la timidezza, cosa devo dirgli, insomma, lo avevo memorizzato ma mai composto.
E’ possibile piangere quasi ininterrottamente al funerale di una persona con cui non si è mai scambiata una parola? Sì, è possibile, se questa ti ha regalato l’amore più grande della tua vita. Ho iniziato a seguire il calcio tardi, a nove anni, era l’inverno del 1977. Nel capoluogo del mio paese di origine giocava una squadra che vinceva sempre, tutte le domeniche. I bambini sono così, non nascono imparati né duri e puri: hanno bisogno delle vittorie per appassionarsi. Se non ci fosse stato l’Ascoli dei record forse non avrei seguito il calcio o, forse, avrei tifato Milan o Inter, come i miei compagni di classe nella fredda provincia di Milano dove vivevo. E dove l’anno successivo vidi a san Siro la mia prima partita allo stadio: Inter-Ascoli, pareggiata 1-1 con nostro gol di Claudio Ambu, e che emozione, vedere Pasinato con l’altra maglia, e con la nostra tutti gli altri idoli che avevo sentito raccontare, o visto in qualche servizio di Tonino Carino a Novantesimo. In panchina, per il secondo anno, mister Renna, che dopo una promozione da record e una brillante salvezza avrebbe lasciato il posto a G.B. Fabbri. Che avventura cominciò, e “quanta vita c’è in questa vita insieme a te”. Senza Mimmo Renna e la sua cavalcata, nulla sarebbe stato. Ecco perché si può piangere, anche se non conoscevi il defunto né la sua famiglia.
La cerimonia è stata officiata dal nipote del Mister, parroco della chiesa di San Fulgenzio di Lecce. Trattenendo le emozioni del suo personale vissuto, ne ha fatto un ritratto meraviglioso, esattamente il Renna che avrei immaginato se lo avessi conosciuto. Soffermandosi anche su quel record “che mai nessuno ha eguagliato e che nessuno potrà eguagliare” (sono parole del parroco). Un passaggio fra tanti mi ha colpito: “Ciascuno di voi è qua perché in qualche modo sente di doverlo ringraziare. Anche chi lo ha conosciuto soltanto dagli spalti di uno stadio”. Già, è proprio così. Chi è capace di regalare un sogno, il più bel sogno che si possa immaginare, vive per sempre. Buon viaggio Mister, saluta Costantino.
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